SALVS IN PERICVLIS

 

Questa bella statua settecentesca della Madonna, dalla sua originaria sede di S. Giorgio in Alga, è stata trasportata nell’altra parte della laguna, a Mazzorbo, perché voluta da questa Comunità e dove certamente ritornerà ad essere popolare come lo era quando dal muro esterno dell’isola si protendeva sopra il canale che porta a Fusina.

Ancora una volta l’iniziativa e l’amorevole entusiasmo di don Ettore Fortezza verso la nostra Laguna ed il nostro passato, ci richiamano con i fatti all’urgenza di provvedere affinché di questo passato, ancora così tangibilmente presente in questa nostra città, non rimanga che un vago ricordo, forse trascinati dal triste desiderio di liberarsi da un fardello sempre più pesante.

Non è certo con il trasferimento di questa statua, eseguito sollecitamente dall’Assessorato ai Lavori Pubblici, che si intende risolvere il problema dell’isola di S. Giorgio in Alga, ma deve essere un’occasione per riflettere sul futuro di questa, come di molte altre isole della Laguna purtroppo dimenticate.

L’impegno è di riportare la statua al suo originario sito perché ciò vuol significare la fine dei ripetuti vandalismi ed il definitivo recupero dell’isola a vantaggio della cittadinanza veneziana.

L’augurio è che in essa possa risplendere l’antico fervore culturale che per secoli animò questa splendida isola dove sostarono illustri personaggi e che fu un celebre centro ricco di una delle più famose biblioteche della Serenissima.

Ed è questo passato che si impone a noi oggi e che ci impegna ad una opportuna e rapida soluzione.

On. Mario Rigo

Assessore alla Cultura di Venezia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avvolta in un manto appena mosso dal vento sull’angolo settentrionale del muro di cinta dell’isola, si ergeva bianca e fiera la statua della Madonna di San Giorgio in Alga.

Protesa sulla via d’acqua che dal canale della Giudecca giunge a Fusina, fu per secoli l’immagine protettrice di coloro che navigando verso la terraferma si allontanavano dalla città lagunare invocando il suo aiuto, così come recita la scritta scolpita alla base: “SALVS IN PERICVLIS”.

Scolpita agli inizi del XVIII secolo quando il rinnovato fervore mariano – ispirato dai fermenti controriformistici post-tridentini di fine ‘600 - amava diffondere in tutta Venezia la sua immagine, ponendola agli angoli dei rii, sui muri dei giardini patrizi ed incastonata nei piccoli e numerosi altarini murali.

Oggi la statua, adeguatamente restaurata, lascia vedere la discreta fattura di un’opera eseguita da un artista di scuola che operò a cavallo fra il XVII ed il XVIII secolo.

Potrebbe trattarsi di uno scultore fra i tanti che lavoravano per la Chiesa degli Scalzi (consacrata nel 1705), appartenente agli stessi religiosi, i Carmelitani Scalzi, che pochi anni prima si erano insediati proprio nell’isola di S. Giorgio in Alga. Dopo il rovinoso incendio del 1716, i restauri ed i nuovi abbellimenti –dato che unica era la Committenza- potrebbero essere stati eseguiti dai medesimi artisti degli Scalzi.

Per queste ragioni fra i probabili autori si può citare Giuseppe Torretti (1660 – 1743) che tra l’altro scolpì una Madonna con Putto dai tratti stilistici somigliantissimi con la Nostra di S. Giorgio in Alga, ancora visibile anch’essa sull’angolo di un muro di cinta a Santa Giustina a Castello.

La bella incisione dell’isola eseguita nel 1696 dal cosmografo Coronelli, ci conferma questa datazione non essendo in essa visibile la statua che al contrario compare nell’incisione di A. Vicentini del 1738.

Purtroppo oggi l’isola è nel più completo abbandono e ben ha fatto don Ettore Fornezza a chiedere che la statua fosse trasferita nell’isola di Mazzorbo.

Un tempo e per molti secoli l’isola rappresentò il primo ed importante punto di arrivo dalla terraferma: basti ricordare che nel 1261 in essa fu suggellata la pace tra il doge Pietro Ziani e gli ambasciatori di Padova e Treviso, ed ancora si ricorda nel 1574 il passaggio di Enrico III e nel 1782 l’accoglienza che il doge Renier riservò al Pontefice Pio VI nella sua sosta proprio qui in S. Giorgio in Alga, come si può ammirare nei due dipinti celebrativi di Francesco Guardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Già nel secolo XI si insediarono per primi i monaci benedettini, poi gli Eremitani Agostiniani quindi nel 1407 con bolla  papale si costituì una Congregazione di Canonici secolari, i quali oltre a distinguersi per il fervore religioso erano noti per l’amore verso lo studio e la loro ricca raccolta di libri che fecero di S. Giorgio in Alga un famoso ed aristocratico centro di cultura della Serenissima.

Una lenta decadenza costrinse nel 1668, papa Clemente IX alla soppressione di questa Congregazione che aveva dato lustro alla chiesa ed a Venezia, enumerando tra i suoi figli anche un papa, Eugenio IV (1421) ed il patriarca di Venezia, San Lorenzo Giustinian (1451) oltre a molti cardinali, vescovi.

Nel 1690 l’isola fu data ai Carmelitani Scalzi che vi fecero molti restauri, finché nel 1799 servì anche da carcere politico, quindi nel 1806 la soppressione napoleonica portò alla distruzione di buonaparte degli edifici religiosi che furono trasformati in depositi militari.

Il tempo ed il vandalismo hanno fatto il resto.

Ora non ci resta che formulare l’augurio che attraverso questa lodevole iniziativa si apra una fase di concreta attenzione verso questo patrimonio artistico, culturale oltre che naturalistico della nostra laguna.

                                                                                                                       Enrico Comastri